Ricerca dell’Università sul volontariato, presentati i risultati

In Trentino una persona su cinque è attiva nel volontariato, la maggior parte è donna, lavora come dipendente e ha un livello di istruzione elevato, dividendosi tra vita familiare e sociale

Immagine dell'incontro

Sono stati presentati sabato 17 maggio alle 10.30 nel Pavillon di piazza Duomo, con un evento-laboratorio, gli esiti della ricerca condotta dall’Università di Trento, in collaborazione con il Comune di Trento e il Centro Servizi per il Volontariato Trentino e il supporto di UniCittà.

Lo studio, guidato dalla professoressa Ericka Costa con la partecipazione dell’assegnista di ricerca Irene Ambrosi, ha indagato l’impatto sociale, culturale ed economico del volontariato sul territorio.

In Trentino, quasi una persona su cinque con almeno 14 anni è attiva nel volontariato, una quota che supera di oltre il doppio la media nazionale. Il dato, raccolto da Istat per il 2023, è significativo, ma rischia di restare piuttosto arido se considerato da solo. Perché dietro i numeri c'è molto di più: una rete di legami, storie e valori che rafforzano il tessuto sociale e aiutano a sviluppare competenze preziose per il mondo del lavoro.

Il questionario indirizzato alle organizzazioni di volontariato ha coinvolto 82 realtà attive principalmente nei settori della cultura, dello sport, dell'assistenza sociale e della sanità. Insieme, queste organizzazioni contano 18.207 soci, 4.596 volontari e 859 lavoratori dipendenti. I dati raccolti offrono un quadro interessante e dinamico: i volontari sono in maggioranza adulti, con una forte presenza di over 64, ma anche una componente giovanile significativa. Il livello di istruzione è generalmente elevato, con molti volontari e volontarie in possesso di diploma o laurea.

«Ci aspettavamo di trovare soprattutto persone in pensione – chiarisce Costa – ma i dati raccontano una storia diversa. La maggior parte dei rispondenti è donna (63,41%), appartiene a una fascia d'età compresa tra i 30 e i 54 anni (40%), lavora come dipendente (47,88%) e ha un livello di istruzione elevato, con una laurea triennale o magistrale (59,39%). Si tratta quindi di persone che si dividono tra vita familiare e vita sociale».

Chi fa volontariato non è solo impegnato per gli altri, ma si sente anche parte attiva della comunità: il 92% dei volontari si percepisce ben integrato nel proprio contesto sociale e il 97% ritiene che questa esperienza abbia rafforzato la consapevolezza dei propri bisogni e di quelli collettivi. Non a caso, molti si definiscono ‘cittadini del mondo’, sottolineando come il volontariato sia anche un modo per ampliare il proprio orizzonte e comprendere meglio le complessità sociali.

Tra i tanti aspetti emersi dalla ricerca, uno colpisce in particolare: per chi lo pratica, il volontariato è una vera palestra di competenze, sia soft che hard, spendibili anche nel mondo del lavoro. Tra le abilità più citate dai partecipanti troviamo empatia e capacità di ascolto (93%), responsabilità civica e motivazione (91%), creatività (88%), curiosità e apprendimento continuo (86%). Sebbene meno diffuse, anche competenze più tecniche come gestione progetti e social media sono state acquisite da oltre il 40% dei volontari.

L’appuntamento non è stato solo una presentazione frontale, ma uno spazio aperto di dialogo e confronto, in cui ciascun partecipante ha potuto condividere esperienze, idee e punti di vista.

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Venerdì, 16 Maggio 2025 - Ultima modifica: Mercoledì, 21 Maggio 2025

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