Cappella dei caduti - cimitero di Vela

Il Cimitero della Vela (193 m slm, 816 mq) serve l'omonimo sobborgo della città di Trento, posto oltre la destra dell'Adige tra il Bùs de Vela e il Doss Trento.

Cappella dei caduti - cimitero di Vela

La Vela e i suoi dintorni, ricchi di frutteti e antichi masi, sono meta di passeggiate sin dai tempi del Concilio di Trento (1545-1563). Vi si recava a cavallo anche il Cardinale Marcello Cervini, legato pontificio al Concilio Tridentino e poi papa col nome di Marcello II per soli 22 giorni nel 1555. Il primo cimitero del sobborgo sorse dove oggi si trova la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, per consentire la cui ricostruzione nel 1836 fu spostato provvisoriamente nel luogo detto "Prà de Castello". L'attuale cimitero venne costruito nel 1843 e fu interessato da un primo intervento di risistemazione nel 1856. Cresciuta frattanto la popolazione della Vela, il Capo Villa del tempo, Luigi de Mozzi (Trento 18/11/1860 - Trento 19/05/1941, sepolto nel cimitero della Vela), si fece promotore di un ampliamento dell'area cimiteriale che, tra il 1919 e il 1920, assunse le attuali dimensioni. Grazie alle ricerche condotte nell'archivio storico del Comune di Trento dall’arch. Daniela Tessarin del Servizio Attività Edilizia, sappiamo che fu in questa occasione che si decise di edificare una "cappelletta" che servisse da camera mortuaria, ossario e monumento in memoria dei sedici soldati della Vela caduti durante la Prima Guerra Mondiale, "affinché - scrisse il Capo Villa alla Giunta municipale di Trento – ivi sieno perennemente cordati coloro che, sepolti in terra straniera, verrebbero col tempo dimenticati". Secondo le carte d'archivio, il progetto della “splendida e artistica cappelletta” fu realizzato dal non meglio identificato ing. Martinuzzi; si tratta con ogni probabilità dell’arch. Marco Martinuzzi (Murano 13/09/1877 - Trento 30/11/1949, sepolto nel cimitero monumentale di Trento) che negli stessi anni progettò a Trento, tra l'altro, il Passaggio Dorigoni, la Galleria Garbari e la l’Albergo diurno (Palazzina Liberty). Le caratteristiche architettoniche del portale e della tettoia lignea avvalorano questa ipotesi. Purtroppo non è stato trovato il disegno della facciata della cappella. A capo dell'iniziativa si posero il Capo Villa, il Curato e diversi cittadini che concorsero con danaro, l'offerta del terreno e la messa a disposizione di giornate di lavoro e materiale da costruzione. Tra loro va ricordato il barone Mario de Salvotti che offrì le colonne, il portale e la soglia della cappella. I depositi comunali fornirono invece il materiale lapideo per la costruzione della quadrifora che sormonta il portale, materiale a sua volta risultante dai lavori di ristrutturazione della Cattedrale di Trento negli anni del primo dopoguerra. I lavori risultano completati nel mese di aprile 1920. Non vi è conferma che la cappella cimiteriale sia stata consacrata o benedetta, ma una nota dell'allora parroco, p. Ermenegildo Tonelli, del 24 marzo 1921 c'informa che si era già tenuta una cerimonia d'inaugurazione. Il portale, realizzato in semplici e armoniche linee neorinascimentali, è anticipato da un piccolo nartece con copertura lignea sostenuta da due colonne e mostra incisa in bei caratteri capitali sulla trabeazione la frase dedicatoria “MCMXIV IN MEMORIA DEI CADUTI DI VELA MCMXVIII”. L'interno della cappella, a vano unico e soffitto a cassettoni lignei, reca sulla parete di fondo un semplice altare in muratura adornato da un grande crocifisso di bronzo su legno datato 1928 e sulle pareti laterali due targhe sempre in bronzo con incisi i nomi dei caduti della Vela nella Prima e nella Seconda Guerra mondiale, rispettivamente a destra e a sinistra.

Oltre alla cappella, il cimitero della Vela ospita altre opere di interesse storico e culturale che meritano di essere conosciute e valorizzate. Tra le più antiche si segnalano le tombe delle famiglie de Mozzi, Perzolli (adorna di un pregevole gruppo scultoreo in marmo di ignoto autore), Mosna e Gardumi; tra le recenti vanno invece menzionate le tombe Festini Brosa Dossi (con l'originale composizione bronzea dedicata alla maestra elementare Carmen Dossi), Campestrini (con una statua in bronzo di San Francesco di L. Degasperi, 1979) e Mazzalai (sulla quale campeggia il Buon pastore bronzeo di I. Magrini, 1970), tutte testimonianza di un'arte funeraria forse minore ma ben lontana dalla contemporanea massificazione di stilemi ed esecuzioni.

(a cura di Joseph Tassone)

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Mercoledì, 25 Novembre 2020 - Ultima modifica: Martedì, 15 Novembre 2022

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