Palazzo Salvadori
Il palazzo venne edificato all’inizio del Cinquecento dal maestro lombardo Lucio di Pietro. Si tratta di un tipico esempio delle trasformazioni rinascimentali dell’edilizia urbana su quella che era la Via Lunga, oggi Via Manci. Si trova nel posto ove anticamente sorgeva l’antica sinagoga ebraica, nei pressi della quale fu ritrovato il corpo esanime del piccolo Simone da Unferdorben.

I due medaglioni in pietra che sovrastano i portali d’ingresso sono opere settecentesche dell'importante scultore ed altarista Francesco Oradini; esse raffigurano il Martirio e la Gloria del piccolo Simone, tragicamente ritenuto nel 1475 vittima di infanticidio rituale ad opera della comunità ebraica trentina, che fu per questo perseguitata e dispersa. Ciò che si può ammirare ad oggi dell'edificio votivo al suo interno non sono più gli affreschi istoriati originali che descrivevano la complessa vicenda simoniniana, bensì una raffinata volta affrescata attorno al 1770 dal pittore bolzanino Carl Henrici, che vi lasciò letteralmente la firma, e da Pietro Antonio Bianchi, in stile tardobarocco. L'altare presentava un'interessante pala di Martin Teofilo Polacco in cui il piccolo Simone offre a Gesù Bambino una ciotola del proprio sangue, ed un paliotto in cuoio dorato e dipinto in cui Simone calpesta letteralmente i propri nemici. Questa tela è oggi custodita presso Palazzo Trentini.
Proprietà privata; anche la cappella è normalmente chiusa al pubblico.
Immagini
Martedì, 30 Settembre 2014 - Ultima modifica: Giovedì, 13 Maggio 2021